Fandom: Mitologia greco romana/RPF storici
Warning: rating verde
Prompt: M2, Mitologia greco-romana
Questa storia partecipa al cowt10 di Lande di fandom
Venere se ne sta seduta nel peristilio del suo tempio tra le nuvole, con il seno prosperoso che a stento riesce a star coperto al di sotto del leggero abito che le ricade morbido sulle curve e un broncio concentrato che fa assomigliare le labbra ancor più ad una fragola matura.
Sta vegliando su una situazione, o meglio su di una persona, che da un po' di giorni le stuzzica la mente. Il giovane uomo che attira i suoi pensieri è un’artista con un raro talento se si ascolta il parere dei suoi compagni mortali. È stimato, richiesto e fa sempre ciò che gli si domanda di fare, soprattutto se a chiederlo è la famiglia che gli fa da mecenate.
Non è solo il suo estro artistico a interessarla, di uomini e donne di talento ne è pieno il mondo, ciò che davvero le interessa è il suo sguardo sul mondo. Il modo in cui reclina la testa di lato quando osserva un oggetto o una persona che stuzzica la sua fantasia. Si è trovata a fantasticare anche sul modo in cui fa uscire la lingua, accarezzandosi il labbro superiore, quando è molto concentrato.
Se fosse stato solo per questo però non si sarebbe data tanta pena e avrebbe continuato ad osservarlo da lontano come ha fatto con tutti gli altri. Il punto è che Sandro Botticelli – questo il nome dell’uomo – ha fatto in modo di attirare la sua attenzione di dea dell’amore e della bellezza come mai nessuno era riuscito a fare prima. Complice di questo gioco è una ragazza di straordinaria bellezza, una di coloro che lei, Venere, ha graziato con il suo tocco alla nascita.
Il modo in cui Sandro l’ha guardata la prima volta che è riuscito a posare lo sguardo su di lei è stato dolce, ammirato, come un uomo che è posto dinanzi la perfezione, come un religioso che osserva il suo dio, come la guardavano i suoi fedeli quando ancora la adoravano e sacrificavano la propria vita pur di ricevere un fugace sguardo dalla dea della bellezza.
Venere aveva sentito quello sguardo su sé stessa anche se non era rivolto a lei e per la prima volta dopo moltissimi anni si era sentita al centro delle attenzioni di un uomo. Quasi aveva dimenticato cosa volesse dire, cosa le provocasse nell’animo e il modo in cui questa venerazione agiva sul suo potere. Per alcuni giorni era rimasta in disparte, decisa ad usufruire solo marginalmente di quella nuova forza che sentiva scorrere nelle vene, ma lo sguardo di Sandro su Simonetta non l’aveva lasciata in pace. Per questo ora si trova a guardarlo e ad architettare un piano per sentire ancora una volta quello sguardo su di lei, stavolta per davvero.
Da quando gli umani hanno iniziato a credere nell’unico dio, le divinità antiche hanno deciso di non interferire più nelle loro vite e si sono ritirati nelle loro case sulle nuvole, ma la voglia di incrociare davvero il suo sguardo è pressante, la sente formicolare sotto la pelle ed è per questo che accantona qualsiasi giuramento e promessa che ha fatto per raggiungere l’artista.
*
Sandro posa i pennelli con uno sbuffo stanco ma soddisfatto. Ha finito di dipingere l’ultima commissione che gli hanno fatto e la stanchezza della concentrazione richiesta inizia a farsi sentire. La bottega è vuota, è rimasto l’unico ancora a lavorare a quell’ora, cosa non rara. Si sta apprestando a spegnere le candele che lo aiutano ad illuminare la stanza, quando sente bussare alla porta.
Con circospezione va ad aprire e la persona che gli si para davanti gli fa asciugare la bocca e trattenere il respiro. Per attimi infiniti si perde a guardare il viso di Simonetta Vespucci ad una distanza che mai avrebbe sognato di raggiungere. Si imprime nella mente i capelli biondi e ramati che ricadono leggeri attorno al suo viso giovane e pieno. Agli occhi dolci, un po’ calanti e al naso dritto che trova perfettamente posto sul suo viso. Sembra scolpita dagli dei, non c’è nulla che Sandro cambierebbe in quel volto armonioso e stupendo.
«Posso entrare?», chiede la ragazza con la voce sottile.
Sandro si riscuote con un brivido e si scansa per farle spazio. La guarda togliersi il cappuccio e liberare completamente la pioggia dorata di capelli sulla schiena coperta da strati di tessuto.
«Spero di non disturbarvi a quest’ora tarda».
Sandro scuote appena la testa, poi finalmente si rende conto che forse è il caso di parlare per non sembrare un perfetto idiota. «Assolutamente no, non preoccupatevi. Cosa vi porta qui?»
«Ho una commissione per voi…»
Sandro alza un sopracciglio interdetto.
«Da parte di mio marito.» si affretta a concludere la ragazza vedendo la perplessità sul viso dell’artista.
«Ditemi».
«Vorrebbe che gli facciate degli arazzi che possano rendere lustro alla nobile casata dei Vespucci».
Sandro, un po’ deluso dalla banalità della richiesta, annuisce sconsolato. Per un attimo, un attimo soltanto ha sperato di poter avere la possibilità di passare più tempo con la donna che affolla i suoi pensieri da qualche tempo a questa parte.
«C’è altro?» chiede infine.
Simonetta non risponde, la vede girare su sé stessa ed iniziare ad ispezionare la stanza. Le bozze lasciate di qua e di là, i colori e gli altri attrezzi posizionati in un ordine sommario. Sandro si sente improvvisamente nudo e spoglio mentre lo sguardo della donna si sofferma su ciò che è tutta la sua vita.
«Vi interessa la pittura?» domanda per interrompere l’imbarazzo che sente fin dentro lo stomaco.
«Sono interessata alla bellezza».
«Vi posso assicurare che non ce n’è mai stata tanta in questa stanza…» si sente dire Sandro prima di rendersi conto dell’azzardo che sta per commettere e di fermarsi bruscamente.
Simonetta lo guarda finalmente in viso e sorride, non sembra offesa dalle sue parole in nessun modo e Sandro si sente più calmo.
C’è qualcosa negli occhi di quella ragazza che gli stuzzica la mente, è una luce diversa, strana, che lo attrae in una maniera che non credeva possibile.
Senza neanche rendersene conto si trova a cercare un foglio e un carboncino, si posiziona su un tavolo e con gli occhi ammirati e pregni della grazia del suo viso le chiede: «Posso disegnarvi, madonna?»
Venere, sotto mentite spoglie, si sente accendere ed invadere dalla richiesta di Sandro, dal suo tono sottile e al tempo stesso roco, dai suoi occhi desiderosi e supplichevoli di un consenso. Sente il cuore accelerare, una sensazione di calore cocente invaderle le membra e le labbra farsi umide senza che lei le abbia umettate.
Annuisce lentamente e si inizia a scoprire, pregustando ciò che sarebbe potuto accadere di lì a poco.
«Non c’è bisogno che vi spogliate, ho bisogno solo del vostro viso e delle vostre espressioni».
Venere si blocca interdetta, nessuno mai aveva rifiutato i suoi favori eppure non riesce ad avercela con quell’artista così strano. Perché avere il suo sguardo sul viso e poi tra le pieghe delle vesti che le coprono il corpo, la sta facendo sentire molto più eccitata e desiderata di mille altre volte in cui ha provato un piacere fisico.
Si perde a fissare il volto assorto che la squadra. Il suo sguardo è una carezza dolce e pacata che le fa venire brividi su tutto il corpo. Il leggero grattare del carboncino sul foglio ruvido si mescola ai loro respiri che all’unisono creano un crescendo di ansiti.
Ogni nuova curva che Sandro segna sul foglio lo fa sentire più importante, più fortunato, più responsabile del lavoro che sta portando avanti: regalare ai posteri l’immagine della bellezza eterna che il fato gli ha posto dinanzi.
Disegna la linea di quello sguardo ultraterreno che sembra trapassarlo da parte a parte e che sembra renderlo immortale già solo grazie al fatto che si sia posato su di lui. Cerca di restituire ai capelli la grazia e l’impalpabilità della luce stessa, del fulgore di un raggio di sole.
Accenna al disegno delle leggiadre mani di Simonetta che in quel momento sono strette attorno al velo che le copriva i capelli e che adesso le ricade sulle spalle morbido, andando a creare una sorta di aura divina attorno al corpo. Quello stesso corpo che Sandro non ha cuore di scoprire per non deflorarlo con la sua umanità grezza.
L’ultimo segno è per le labbra rosate, piene al punto giusto, alla loro curvatura perfetta, all’arco di cupido perfettamente disegnato sul suo viso e che su carta non rende un decimo di ciò he ha davanti.
Non appena termina di disegnare il volto della giovane donna nella stanza il tempo sembra fermarsi per un attimo. Il carboncino non gratta più sul foglio, il loro contatto si è interrotto. Rimangono solo i loro respiri affannati che si intrecciano ancora come un tutt’uno.
Sandro non sa che dire, non sa cosa fare, sa solo che rimarrebbe tutta la notte a disegnare il suo viso e il suo corpo, immaginandolo attraverso le vesti.
È Simonetta che gli viene in aiuto interrompendo l’imbarazzante silenzio che si è venuto a creare tra di loro.
«Si è fatto tardi, devo tornare a casa».
«Aspettate», si sente di re Sandro facendo un passo verso la ragazza che si blocca immobile, impaurita forse da quello slancio improvviso, eppure qualcosa al di sotto della sua coscienza gli urla che non è spaventata affatto. «Perdonate la mia irruenza, non volevo spaventarvi».
Simonetta scuote la testa facendogli poi segno di continuare.
«Mi chiedevo se possiamo rivederci ancora», Simonetta lo guarda con occhi imperscrutabili come se sotto il suo sguardo si stesse svolgendo il destino del mondo che non può rivelare ad anima viva. «Ho bisogno di disegnarvi ancora una volta, di profilo. Vi giuro che non vi chiederò null’altro».
Venere sente nuovamente il fuoco del desiderio ardere nel cuore dell’uomo dinanzi a lei ma questa volta sa perfettamente che non è nulla di carnale, non è un desiderio così banale quello di Sandro. Lui vuole solo adorare la sua infinita bellezza e rendere giustizia alla donna più bella che sia mai esistita.
Mai avrebbe creduto che un desiderio così puro avrebbe potuto accenderla più dell’atto fisico in sé. Per questo in quel momento è presa alla sprovvista dalla richiesta improvvisa, non tanto per la risposta da dare, perché sa già che avrebbe fatto tutto quanto sia in suo potere per provare nuovamente quella sensazione, ma perché non si aspettava un simile trasporto e una simile passione da un uomo che riesce a scindere la carnalità da un sentimento così divino e trascendentale.
In un certo senso, è più che convinta che Sandro sia quanto di più divino ci sia tra gli esseri umani.
Venere annuisce alla richiesta di Sandro. «Domani, alla stessa ora».
Sandro sorride apertamente, con gli occhi che gli brillano di emozione e aspettativa. «Passerò le mie ore ad attendere il vostro arrivo».
Venere gli sorride nuovamente, un sorriso voluto e sincero che parte direttamente dal petto. Si copre nuovamente i capelli e si dirige verso la porta della bottega.
«Fate attenzione», sono le ultime parole che Sandro le riserva e Venere si sente umana e divina al tempo stesso come non le era mai capitato prima.
Aspetta di uscire dal campo visivo di Sandro per appoggiarsi ad una colonna e respirare piano, ripassando nella mente tutte le sensazioni che lo sguardo dell’uomo sulla sua pelle le hanno fatto provare.
Poi così com’è scesa nel mondo degli umani ritorna nel suo tempio sulle nubi. Ha nuovamente le sue sembianze, i seni sono tornati quelli di prima, le labbra anche. Si sofferma nuovamente ad osservare Sandro che giù sulla terra non riesce a dormire e febbrilmente continua a disegnare il volto di Simonetta.
Una stilla di gelosia le si insinua nel petto, Sandro non saprà mai chi è lei veramente ma l’unica ad amarlo davvero sarà lei sola e con la promessa di far innamorare Simonetta di qualcun altro va a dormire, nell’attesa del loro prossimo incontro in cui sarà nuovamente contemplata dagli occhi sognanti e voluttuosi del suo artista quasi divino.