Il nome più bello del mondo
Apr. 1st, 2020 10:20 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Warning: NSFW, sex scene, mermaid!AU
Prompt: M4, Mermaid!AU
Questa storia partecipa al cowt10 di Lande di Fandom
Richie lo guarda attraverso l’acqua, vede i suoi capelli biondi sparsi nell’acqua che gli galleggiano intorno come se fossero una criniera. Vede le sue mani ruotare attorno al corpo, per tenersi a galla quel tanto che basta per vederlo e per farsi vedere.
Sono mesi ormai che raggiunge quell’isola piccola e non segnata su nessuna mappa. Agli altri dice che va a pesca, è l’unico motivo che ha trovato per giustificare le sue uscite con qualsiasi tempo, pioggia o vento che sia. Se i pescatori della sua isola sapessero quello che ha trovato glielo porterebbero via e lui non vuole neanche pensare ad un’eventualità del genere.
Non può permettersi di perderlo, ora che lo ha finalmente trovato.
Allunga una mano attraverso l’acqua. Guarda come il colore della sua pelle muta attraverso l’acqua blu del fondale e si chiede di che colore sarebbero i suoi capelli se fosse all’aperto, se vivesse sulla terra, come lui.
I suoi capelli sembrerebbero sicuramente meno verdi, meno spenti e più accesi, più veri. I suoi occhi che sembrano scomparire nell’acqua che colore assumerebbero? Sarebbero chiari come sembrano?
Sono mesi che Richie tenta di toccarlo o di farsi avvicinare ma lui rimane sempre a distanza. Lo osserva, ma non lo tocca. Lo guarda ma non gli parla. Non importa quante volte abbia provato a toccarlo o farlo parlare, lui non vuole. Lo ha capito il giorno in cui ha pensato che non lo facesse perché non poteva uscire dall’acqua e allora si è immerso lui.
Il tempo di aprire gli occhi ed era sparito chissà dove nel fondale. Non era tornato a galla per giorni, finché non si era fatto rivedere proprio quando Richie stava per impazzire.
Per questo adesso non si butta e rimane al suo posto, sulla barca all’asciutto, contemplando solo la sua coda. Di tanto in tanto, mette una mano in acqua solo per sentire quanto è fredda e come sia davvero il suo habitat. Per cercare di avere un’idea di come effettivamente sia ciò che lo circonda e soprattutto perché in quel modo gli sembra di poterlo abbracciare, giacché l’acqua che tocca lo avvolge. Lui glielo concede e per questo Richie ne è grato.
Quel giorno, esattamente come tutti gli altri precedenti, Richie lo guarda da ormai minuti interminabili, è così concentrato a scrutare i suoi occhi che non pensa sia vero il contatto che ha appena sentito.
Sembra come se qualcosa di terribilmente soffice e liscio gli abbia toccato la mano, Richie per un attimo pensa ad un’alga, ma guardandosi intorno non ne vede. L’unica cosa che nota è il sorriso timido della creatura che sta sotto la superficie marina.
Che sia stata un’allucinazione?
Richie continua a tenere la mano nell’acqua gelida finché non lo sente di nuovo, quel tocco alieno che gli fa drizzare i peli sulle braccia. Un brivido gli si spande lungo la spina dorsale dal basso verso l’alto, quando si rende conto che è la sua mano.
L’ha alzata di poco e con un dito appena lo sfiora. Richie per un attimo perde un battito, non se lo aspettava prima di tutto, in secondo luogo non avrebbe mai pensato che il semplice tocco di una mano avrebbe potuto creare quella scarica di scosse che sembrano andargli dritti al cervello, passando prima per ogni parte del suo corpo. Non che Richie sia uno che non ci ha dato dentro fino a quel momento, è abituato ad essere toccato, come ogni marinaio che si rispetti, ma quello è qualcosa di diverso. Il suo corpo lo sa, la sua mente lo sa.
Richie rimane a fissarlo e cerca di non fare alcun movimento per non spaventarlo ma più la punta del suo dito continua a fiorargli il lato del palmo più la necessità di stringergli la mano si fa pressante e pungente. Come se tutto ad un tratto ci fosse dentro di lui uno spillo che preme per fargli afferrare la mano.
Richie ingoia a vuoto e tenta di assecondare il suo corpo. Muove la mano pianissimo, come se andasse della sua vita, come se potesse perdere tutto con un solo gesto, sempre senza distogliere lo sguardo da lui, cercando in qualche modo di rassicurarlo.
Dopo secondi interminabili le loro dita si sfiorano, il ragazzo – o forse sarebbe meglio dire l’uomo? Richie non riesce a decidersi – sotto l’acqua, lo guarda con le labbra che si atteggiano ad ‘o’ piccola e tonda, formata da labbra sottili e simili.
Rimangono così per un attimo poi entrambi cercano di approfondire sempre più quel contatto. Richie sente la sua pelle liscia, come quella di certi delfini. È certo che lui sia una creatura simile, maestosa ed intelligentissima.
Senza che potesse davvero accorgersene considerando quanto è occupato a non andare troppo oltre con la mano, non si accorge che lentamente l’uomo – ha deciso che sicuramente un uomo, come lui – è uscito quasi fuori dall’acqua.
Richie trattiene il respiro quando dal fluido fuoriesce la sua figura finalmente esposta alla luce diretta del sole. I capelli non sono minimamente come ha fantasticato, sono molto più biondi. Come se grano appena maturo gli fosse spuntato sulla testa. I suoi lineamenti sono scolpiti nel viso altrettanto ben delineato, tratto acuito dai capelli che gli si appiccicano alla fronte e agli zigomi dato che sono fradici.
Quando il suo viso è completamente fuori Richie si rende che le loro mani sono intrecciate, ogni singolo dito è accanto all’altro e lui per un attimo si perde a guardare le sue mani che sono sottili e fini.
L’uomo non gli parla, non emette un suono e neanche Richie lo fa, perché in quel momento ha paura di interrompere il legame che si è venuto a creare, ha paura di spezzarlo o di infrangere quella bolla così perfetta nella quale hanno deciso di stare insieme.
È perciò l’altro a prendere l’iniziativa e ad avvicinarsi alla barca così tanto che Richie, che si trovava a ridosso del bordo deve farsi indietro per farlo arrivare fin dove vuole. Lo vede appoggiare il braccio libero sul bordo e restare a fissarlo.
Poco dietro di lui una coda spunta ogni tanto dalla superfice marina ballando placida tra le leggerissime increspature dell’acqua.
Richie ha sempre saputo cosa fosse quell’uomo. Lo ha saputo dal primo momento che ha incrociato i suoi occhi e ha desiderato di possederlo. Non lo ha capito per la coda o per il fatto che fosse sotto l’acqua ma per il bisogno viscerale di giacere con lui.
Ha sentito molte storie su creature del genere e sui loro poteri. Nel suo piccolo paese di pescatori li chiamano abitanti degli abissi, nel paese accanto popolo del mare. In ogni caso non c’è alcun dubbio che tutti siano convinto che sono sirene.
Molti non ci credono, perché non hanno avuto la fortuna di incontrarne nessuna e come solo sanno fare gli uomini: se non vedono non credono. Ma tra la gente comune, si nascondono coloro che come Richie sono dei prescelti e hanno avuto la possibilità di capire e comprendere ciò che si cela al di sotto delle acque che solcano da quando sono bambini con le loro navi.
Prima di allora, Richie non ne aveva mai vista una. Non sa perché tutto ad un tratto uno di loro ha deciso di mostrarsi a lui. Vorrebbe chiederlo ma ha timore.
La sirena poggiata sulla sua barca lo guarda piegando la testa di lato. Richie si imbarazza, per un attimo ha il terrore che possa leggergli nel pensiero e quindi scoprire anche tutto ciò che ha sempre pensato di lui in quei lunghi pomeriggi passati a guardarsi.
Senza che lui abbia fatto nulla o meglio senza che lui si sia reso conto di aver fatto nulla, la sirena scioglie le loro le mani e si rituffa in acqua, senza dire una parola. Richie si sporge dal bordo oltre il quale è sparito così velocemente che la barca rolla impazzita, prima di riuscire a rimetterla in equilibrio.
Lancia lo sguardo oltre l’acqua fin dove può, fin dove riesce ma è sparito nel nulla. Richie sente la disperazione entrare prepotentemente dentro di lui. Sente il cuore sprofondare in un abisso nero senza fondo dove la sua sirena non c’è e forse non ci sarà più. Il cervello non pensa più logicamente finché non ode un suono.
Un leggero suono che viene da dietro di lui, dalla riva. Si volta di scatta e lui lì.
Nudo e bellissimo, con due gambe al posto della coda che è abituato a vedere e lo aspetta a braccia aperte. Cullato dalla canzone che gli fuoriesce dalle labbra lenta e soave, Richie rema più forte che può per raggiungerla, quando finalmente riesce ad essere sulla terra ferma, il cuore gli si blocca nel petto.
È di una bellezza disarmante. Le spalle sono della misura giusta il petto villoso, le cosce muscolose e gli occhi di un azzurro intenso che sembra averli rubati al mare.
Richie si avvicina senza fiatare mentre lui finisce il suo canto. Nuovamente si intrecciano le dita tra di loro, questa volta di entrambe le mani e adesso sono così vicini che può sentire il profumo di salsedine sulla sua pelle, e i vestiti gli si bagnano laddove i loro corpi si sfiorano.
Una felicità senza eguali prende possesso della sua persona e della sua anima. Senza che possa davvero comandarlo scende sulla sua bocca leggero e lo bacia. Sentendo che lui lo ricambia, gli prende la testa tra le mani e lo bacia più a fondo. Ha così bisogno del loro contatto, così bisogno delle sue labbra. Un bisogno viscerale che non dipende da lui e a cui è totalmente ed irreparabilmente schiavo.
Si ferma solo per riprendere fiato e per guardarlo ancora una volta in quegli occhi stupendi. C’è qualcosa che nota al fondo del suo sguardo, qualcosa che non credeva di poter notare in lui: anche lui lo desidera.
Si sente buttare con un trasporto che non credeva possibile ma del quale è completamente succube e quindi dal quale non vuole assolutamente sottrarsi.
Sente la schiena poggiarsi alla sabbia e i capelli impregnarsi di essa ma non ci presta attenzione adesso che lui gli è sopra e lo bacia delicatamente e con voglia, mordendogli le labbra e il collo, prendendo nella sua bocca calda il suo lobo e facendolo andare completamente in ebollizione.
Senza che se ne renda conto inizia ad alzare il bacino per aumentare l’attrito tra di loro. Lo sente fare lo stesso e questo gli manda una stilettata di piacere che gli arriva dal bassoventre dritta al cervello mandandolo in confusione.
Le sue mani girano veloci sulla schiena nuda e sui glutei sodi, che non riesce a fare a meno di stringere e portare verso il basso per tenerselo sempre più vicino.
«Ho bisogno di essere dentro di te. Ti voglio come non ho mai voluto nient’altro nella mia vita, come non potrei mai volere nient’altro nella mia vita», dice in un sussurro mentre lui continua a a baciargli il collo e Richie non lo sa se lo ha capito se mai lo potrà capire, ma non sa come altro dirglielo se non in quel modo.
D’un tratto esattamente come era successo prima sulla barca in mezzo al mare, lui lo fissa ed in un istante sembra capirlo. Gli libera le gambe dai calzoni e lo lascia nudo, a guardare il suo pene perfettamente eretto che pendant con il suo.
L’uomo lo tocca un attimo come se non lo avesse mai visto, come se fossa una cosa nuova e Richie vorrebbe dirgli – anche se è parecchio imbarazzato – cosa fare ma lui lo capisce di nuovo e con una lentezza ma una convinzione disarmante si cala sul suo membro eretto senza fare una smorfia come se fosse stato predisposto apposta per quella cosa, come se formassero l’incastro perfetto.
Richie in quel momento si sente in paradiso. Il corpo dell’uomo che prima era sirena è caldo, morbido e accogliente e lui non perde tempo per iniziare a spingere dentro di lui anche se si trova sotto.
L’uomo comprende al volo il suo bisogno ed inizia a cavalcarlo come se non avesse fatto altro nella vita. La mente di Richie si spegne, le sue membra si sciolgono e lui va completamente in estasi. Non c’è più nulla, solo loro con il legame che hanno intrapreso e la spiaggia vuota che li ospita.
Richie non si potrebbe sentire più felice di così.
Più tardi, quando tutti i bollori sono stati placati e sono distesi sulla spiaggia a guardare le stelle che li illuminano, Richie si rende conto di non avergli chiesto ancora il nome. Anche se immagina che lui non lo comprenderà, ci prova ugualmente e gli dice: «Mi chiamo Richie. Qual è il tuo nome?»
L’uomo lo guarda negli occhi per un attimo senza aver capito, poi dopo un po’ apre la bocca e dopo alcuni tentativi dice: «Jon».
«Jon», ripete Richie. Jon è il nome più bello del mondo ne è certo.