Empty house

Mar. 9th, 2019 10:48 pm
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Fandom: Mitologia greca
Warning: angst
Prompt: Arrivare troppo tardi

Questa storia partecipa al cow-t 9 di Lande di Fandom


Nonostante sia il signore dell’Oltretomba, da sempre associato alla morte, alla distruzione addirittura, alla fine di ogni vita e di ogni cosa, a Ade la morte in sé per sé non era mai piaciuta.

Certo, la sua casa è lugubre, così come il luogo in cui vivono ma questo non ha niente a che fare con la morte delle altre persone. È più legato ad un suo gusto personale, alla sua storia in quanto dio più bistrattato tra la rosa dei suoi parenti.

Il nero, l’oscurità, l’ombra lo fanno sentire al sicuro, protetto e a proprio agio. È una sensazione di benessere che gli scalda il cuore e lo fa sentire a casa.

Quando Persefone aveva accettato di andare a vivere con lui, aveva seriamente temuto che tutto il buio con il quale si circondava l’avrebbe fatta appassire. Invece lei era rinata, nutrendosi della luce scura che il buio porta con sé e Ade non avrebbe potuto essere più felice.

Ciò che lo circonda in quel momento però, non ha nulla a che vedere con il buio con cui si circonda.

Gira per le strade devastate come un’anima errante, invisibile agli occhi umani, alla ricerca di un barlume di vita.

Le case sono collassate le une sulle altre, come vecchie signore non più capaci di sostenere il peso della propria età, devastate dalla vita trascorsa a sostenere sé stesse e coloro che proteggono – proteggevano.

Ade cammina strascicando i piedi sulle strade disconnesse e piene di detriti. Solitamente non deve recarsi sul luogo di morte, di solito ci pensa Thanatos, ma quando avvengono disastri del genere occorre che lui si accerti che nessun uomo stia giocando a fare il dio.

Un verso strozzato gli giunge all’orecchio e automaticamente si volta verso le macerie, attratto come un uomo qualunque dal canto delle sirene si lascia trascinare dal lamento di un bambino.

È piccolissimo, coperto di polvere e respira a fatica.

Lo prende tra le braccia con il cuore dolorante, si guarda intorno in cerca della famiglia, ma lì non c’è nessuno se non loro.

Il bambino piange ancora con un verso strozzato. In cuor suo sa che c’è qualcosa che non va ma non vuole ammetterlo. Se lo tiene per un po’ accoccolato sul petto, cercando di calmarlo e cullandolo di tanto in tanto.

«Capo».

La voce di Thanatos gli giunge lontana come se fosse in un altro posto, come se non fossero nella stessa città desolata.

Si volta, stringendo il bimbo al petto come a volerlo proteggere. «Che c’è?»

Thanatos ha il viso smunto e cinereo, il taglio della bocca piegato verso il basso ed i capelli di un colore indecifrabile tra il bianco sporco e il biondo chiaro.

«Non mi aspettavo di trovarti qui.»

«Dove dovrei essere?», chiede austero e quasi retorico.

Thanatos lo guarda confuso. «Oggi è il 21 Marzo, credevo che…»

Ade sgrana gli occhi, non c’è bisogno che l’altro continui. Il petto si alza e si abbassa profondamente.

«Devo tornare a casa», dice tra sé e sé, consapevole del fatto che facendosi coinvolgere dagli umani stava per dimenticare la cosa per lui più importante.

«Capo».

«Che c’è?», chiede brusco.

«Lui lo devi lasciare a me», dice il dio della morte guardando il bambino che ancora tiene stretto tra le braccia.

Ade guarda il visino sporco, il respiro ridotto ad un rantolo appena percepibile.

Con l’animo livido e martoriato glielo lascia tra le braccia voltandosi prima che Thanatos gli dia l’ultimo bacio.

 

 

Arriva a casa trafelato, ha percorso il giardino degli asfodeli di corsa, spalancando la porta della sua casa, sperando di non essere arrivato in ritardo.

Con suo grande rammarico però, il salotto è vuoto.

Non si dà per vinto. Controlla la camera da letto, la cucina, lo studio dove Persefone dipinge, ma di lei non c’è traccia.

Sono arrivato tardi.

Sono arrivato tardi.

Sono arrivato tardi.

I pensieri gli si accavallano in mente giungendo sempre alla stessa conclusione.

«Persefone», urla in un ultimo grido disperato ma non ode risposta.

Si accascia a terra, con le ginocchia ripiegate verso il petto.

La primavera è arrivata e lui lo ha dimenticato.

La primavera è arrivata e si è portata via la sua sposa come sempre.

La prima vera è arrivata e lui è rimasto solo in una casa vuota.

 



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