smile_92: (Default)
[personal profile] smile_92
Fandom: La canzone di Achille
Warning: rating arancione, Patrochille
Prompt: M5, Mors tua vita mea

Questa storia partecipa al cowt10 di Lande di Fandom


Patroclo si acquatta nell’ombra di un cespuglio, le orecchie tese a captare anche il minimo rumore e i muscoli pronti a scattare al primo comando dei suoi riflessi. Il sole è alto in cielo e fa breccia tra le fronde degli alberi che si intrecciano formando un tetto di un verde acceso e invadente.

Achille è rimasto alla grotta di Chirone ad allenarsi, mentre lui ha sentito il bisogno di allontanarsi un po’ per riprendere contatto con sé stesso.

Da quando vivono con il centauro per l’addestramento Patroclo si sente in pace. Il suo animo non è più agitato e in un certo qual modo non teme più per sé stesso e per Achille. Quei giorni sono così sereni che neanche la minaccia di un’intromissione di Teti basta per fare increspare il mare di calma in cui il suo animo galleggia.

Un impercettibile movimento a qualche mentre di distanza fa destare tutti i suoi sensi. Patroclo prende un respiro silenzioso e lo trattiene nei polmoni. Incocca la freccia e sente l’impennaggio adagiarsi sulla sua guancia. Può distintamente percepire lo sfregamento delle piume sulla pelle ancora morbida, inconsciamente posa le labbra sulla mano ferma nonostante lo sforzo di tenere teso l’arco.

Spinge lo sguardo oltre gli ostacoli che le foglie rappresentano in quel momento ed oltre i raggi di luce che cadono sul terreno coperto di fogliame. Finalmente ciò che fino a quel momento è stato solo un movimento leggero di rami si palesa in ciò che è davvero. Un cerbiatto gli mostra ignaro il suo fianco coperto di peluria morbida, marrone come il tronco di un giovane albero, con flessibilità di un ramo di ulivo. Non lo ha sentito, coperto com’è dal fruscio naturale che c’è sempre nel bosco.

Patroclo attende. Non si lascia prendere dalla fretta di portare a termine il compito. Assaggia ed assapora tutto come se fosse l’ultima volta che può permettersi una calma del genere. Come se non gli sarà mai più permesso di galleggiare in quel mare di calma dove tutto è al suo posto. Quello spazio in cui Achille lo aspetta alla grotta che è diventata casa e lui può permettersi di passare la mattina nel bosco a cacciare senza la paura di perderlo e non ritrovarlo più al suo ritorno.

Il cerbiatto fa un passo avanti ed entra perfettamente nel suo campo d’azione. Patroclo calcola la distanza e la libertà di azione che avrà il cerbiatto nel momento in cui percepirà il pericolo e si renderà conto di essere preda.

Mira al collo, sperando di dargli una morte veloce. Rilascia un respiro silenzioso e lascia andare delicatamente la presa. La freccia viene scagliata perfettamente dritta nel punto in cui lui ha mirato.

L’impennaggio gli graffia la gota soffice e un sibilo si perde nell’aria. La preda lo guarda un attimo intimorita e nonostante la distanza Patroclo riesce a percepire il terrore e la consapevolezza nei suoi occhi.

La freccia si conficca nella carne tenera del collo facendogli emettere un verso strozzato. Il cervo fa un altro paio di passi involontari, saltando scompostamente in avanti e poi stramazza a terra.

Patroclo esce veloce dal suo nascondiglio, l’arco in spalla e un piccolo pugnale tra le mani. Corre veloce con i calzari che producono un rumore ovattato sul terreno, l’unico che si ode in quel momento in cui la morte è giunta nel bosco.

Lo vede immobile a terra, con gli occhi sbarrati e la gamba che ancora scalcia autonomamente. Si accovaccia accanto alla preda che ha appena atterrato e lo fissa negli occhi grandi, neri e profondi. Sembrano mostrargli direttamente l’abisso del Tartaro.

«Artemide Elaphêbolos – dice alzando gli occhi al cielo – proteggi questo animale e donagli riposo eterno, fa che la sua carne sfami me che sono un tuo umile servitore e ho posto fine alla sua vita per fa sì che la mia continui»

Senza attendere oltre Patroclo affonda il pugnale nella carne, assicurando la morte alla preda che quel giorno ha incontrato il suo arco. Pulisce il pugnale sulle vesti e rimane a fissare il corpo esanime dinanzi a lui. Se non fosse per il sangue che inizia a bagnare il pelo immacolato del collo sembrerebbe quasi addormentato.

Osservandolo capisce che è un giovane cervo quello che ha ucciso. Un principio di corna gli spunta sulla testa facendo capolino tra il pelo chiaro. Patroclo gli accarezza la testa, pensando al a come quelle corna sarebbero potute diventare grandi e maestose se solo non avessero incontrato la sua fame e la sua necessità di sfamare lui e Achille.

Patroclo, così come ogni uomo che si appresta ad assumere il proprio ruolo nella società, ha già imparato che la morte è solo un modo per restare in vita. Chiunque sia stato addestrato alle arti della caccia o del combattimento sa che l’inflizione dell’ultima agonia non è che la disperata ricerca di continuare a vivere.

Solo in questo modo il guerriero può diventare eroe, solo in questo modo il cacciatore può sperare che il suo gesto non sia di offesa alla dea.

La morte di uno è accettabile e sacra solo se di aiuto alla vita dell’altro.

«La tua morte, la mia vita», ripete tra sé e sé Patroclo mettendosi sulle spalle la carcassa inerme.

Si dirige alla grotta con l’animo che ancora galleggia in un mare di tranquillità, privilegio che è concesso solo a chi ha il cuore puro e la mente libera.

Quando si trova abbastanza vicino la grotta da udire il suono dei calzari di Achille che scattano sul terreno durante l’allenamento, un sorriso gli si dipinge sul volto giovane e accelera il passo, andando incontro al suo amico e compagno.

Lascia il cervo sull’uscio della grotta e gli va incontro. Achille si accorge immediatamente di lui e si volte rivolgendogli un sorriso gemello.

«Ho portato da mangiare», lo informa Patroclo.

«Arrivo» gli risponde con la pelle lucida di sudore e i capelli lunghi e biondi attaccati alla fronte e al viso e Patroclo mette un altro tassello negli insegnamenti che gli riserva la vita durante la crescita.

A volte la vita di un uomo dipende da quella di un altro in modi e maniere che i più non riusciranno mai a capire, perché a loro non è stato concesso il privilegio di quella conoscenza. A lui è stato concesso non solo il privilegio di comprendere e assorbire che dalla morte di uno dipende la vita di un altro, ma anche l’esatto opposto e nonostante questo sia spaventoso e impenetrabile, gli ha concesso di sentirsi un passo più vicino agli dei e di questo ne è grato.

Achille lo supera e gli sfiora la mano mentre si dirige verso la grotta. Patroclo si prende un istante per bearsi della vista delle sue spalle, poi lo segue.

 





Profile

smile_92: (Default)
smile_nd

April 2025

S M T W T F S
  1234 5
6789101112
131415161718 19
20212223242526
27282930   

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Jul. 1st, 2025 03:31 am
Powered by Dreamwidth Studios