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Fandom: Urban Strangers
Warning: Indian!AU
Questa storia partecipa al cow-t 9 di Lande di Fandom
Genn se ne stava con la pancia appoggiata a terra, coperto dall’ombra che gettavano gli alberi sul suo corpo, ad attendere che la transazione che stava avvenendo a qualche metro da lui terminasse.
Non si permetteva di scostare le piante per vedere meglio ciò che stava accadendo per non turbare la pace di quel momento. Era un momento così teso che bastava una minima cosa per far andare mesi e mesi di trattative all’aria.
Gli indiani, guidati dal figlio del capo tribù portavano cibo, i soldati inglesi, i suoi commilitoni, portavano vestiti e utensili in ferro.
Gennaro trattenne il fiato nel momento in cui i rappresentati delle due fazioni si guardarono negli occhi e si scambiarono un gesto d’accordo, stringendo ognuno l’avambraccio dell’altro.
Era andata a buon fine.
La sua idea era andata a buon fine. Era riuscito a far trovare un accordo tra la sua gente e i selvaggi.
Storse il naso alla parola che gli venne in mente per identificarli e si stupì di sé stesso. Pochi mesi prima non avrebbe portato alcun tipo di riguardo nei loro confronti, né tantomeno avrebbe avallato con così tanto trasporto l’ipotesi di una congiunzione tra di loro.
Aveva sempre sentito storie circa quanto il Nuovo Mondo cambiasse le persone, portando novità, ma non pensava che questo avrebbe interessato lui in prima persona.
I protagonisti dello scambio erano già tornati da un po’ ognuno alle proprie case, quando sentì un fruscio dietro di lei.
«Sapevo tu qui», in un inglese stentato un ragazzo che aveva più o meno la sua età ma che non poteva essere più diverso si era avvicinato e seduto accanto a lui.
Genn sorrise alla sua vista. «Ciao».
«Spiavi me?»
«Ti controllavo, sì. Avevo paura che qualcosa andasse storto».
Il ragazzo lo accarezzò piano, guardandolo profondamente negli occhi, soffermandosi su ogni dettaglio e facendolo sentire come mai prima.
«Tu…», attese qualche minuto cercando la parola adatta, «preoccupato?» disse infine.
Genn sorrise imbarazzato, abbassando lo sguardo senza mai interrompere il contatto con la sua mano sulla guancia.
«Sì ero un po’ preoccupato»
«Perché tu ami», non era una domanda. Gennaro attese qualche istante prima di rispondere.
Da quando lo aveva conosciuto il suo mondo e il suo modo di pensare avevano subito un drastico cambiamento e lui si era trovato costretto a rivedere alcune delle sue priorità nonché alcune delle sue convinzioni più radicate.
Prima tra tutte quella che alla fine lo aveva portata ad innamorarsi del figlio di uno dei capi delle tribù indiane che avevano il villaggio a poca distanza dal loro accampamento e con il quale stavano cercando di far stabilire un rapporto ai loro popoli, che permettesse la prosperità di entrambi.
Sebbene l’idea gli continuasse a sembrare assurda e strana, la passione che vi metteva l’altro era tale da travolgerlo e renderlo totalmente incapace di dirgli di no.
Si avvicinò piano al suo viso, mise una mano tra i suoi capelli cercando di non staccare le piume che glieli adornavano e che erano simbolo del suo essere figlio del capo.
«Sì, perché ti amo».
E così dicendo lo baciò con trasporto, in un incontro di lingue e passione, senza rendersi conto che nella foga del momento una delle piume si era staccata dai suoi capelli e veniva portata dal vento verso l'alto e chissà dove.