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Fandom: Ribelle - The brave
Warning: Hogwarts!AU
Prompt: M5, Quisque faber fortunae suae

Questa storia partecipa al cowt10 di Lande di Fandom



Merida sta addentando un buonissimo dolcetto preparato appositamente dagli elfi domestici di Hogwarts quando un gufo plana sul tavolo dei Grifondoro con in bocca in una lettera. Alza gli occhi al cielo e prende la missiva che l’animale gli sta porgendo.

Almeno non è una strillettera, pensa tra sé e sé aprendola.

La legge dapprima velocemente, ma arrivata verso la fine la sua mente le dice che non è possibile ciò che ha letto, non di nuovo. Così rilegge nuovamente e si rende conto che non c’è stata nessuna incomprensione. I suoi genitori la stanno richiamando nel bel mezzo del suo quinto anno ad Hogwarts per diventare finalmente una principessa e prendere il posto nel mondo a cui è destinata.

«Ntz, quante sciocchezze. Non mi sposo neanche per tutto l’oro dei folletti», dice accartocciando la lettera.

Si alza con l’animo nero e si dirige verso la sala comune Grifondoro ha assolutamente bisogno di sfogarsi e nulla la aiuta come il quidditch, spera che il campo sia libero e riesca a convincere l’insegnante di volo a farla allenare anche fuori orario.

La sua marcia rabbiosa verso la sala comune viene però interrotta dalla capo casata, la professoressa di volo per l’appunto che la intercetta nei corridoi.

«DunBroch, stai andando a preparare il baule?»

Merida alza un sopracciglio. «In che senso?»

«I tuoi genitori sono ora nell’ufficio del preside, stanno parlando per farti tornare a casa ed assolvere i tuoi compiti di principessa».

«Cosa?»

Merida sente la rabbia ribollirle nelle vene e le mani stringersi in pugni attorno la sua divisa. Non possono farlo, non senza il suo volere.

«Posso raggiungerli?», chiede furente alla professoressa che la accompagna dinanzi l’ufficio del preside, neanche lei ha intenzione di lasciare andare quella ragazza promettente per lasciarla in pasto ad un destino che non è il suo.

Merida aspetta di trovarsi dinanzi l’ufficio del preside con lo stesso animo con cui molte volte scende nel campo da quidditch. Gli occhi sono ridotti in fessure e il cuore è agitato. Non appena si trova la porta davanti bussa forte ed entra quando sente la voce del preside che le indica di farsi avanti.

I suoi genitori sono dinanzi la scrivania, indossano entrambi le vesti ufficiali con le quali accolgono i membri del clan, ed ovviamente le immancabili corone.

«Merida, prego», le fa cenno il preside di sedersi. Lei ubbidisce senza prestare la minima attenzione ai suoi genitori.

«Tua madre e tuo padre mi stavano spiegando qual è il tuo ruolo ed il motivo per cui non puoi continuare gli studi da noi, nonostante la tua promettente propensione per il quidditch e la difesa contro le arti oscure».

«Io non ho intenzione di andarmene», afferma con serietà e decisione guardando finalmente il padre e la madre negli occhi.

«Merida, tu non sai cosa stai dicendo. È per il tuo futuro».

«Quello non è il mio futuro, io non lo voglio un futuro così».

«Merida, hai solo quindici anni non sai cosa vuoi. Questo ti garantirà di avere una casa ed un marito e…»

«Mamma questi i tuoi sogni. Io non lo voglio. Io voglio giocare a quidditch nel fine settimana e diventare Auror, mi professori dicono che posso farcela perché tu sei l’unica che non lo vede?»

«Questa cosa non è in discussione. Non permetterò che mia figlia butti all’aria il suo futuro»

«E tu invece mamma, che stai sacrificando la mia felicità per la tua mente ristretta?»

Merida si è alzata in piedi scansando rumorosamente la sedia senza rendersene conto. Respira affannosamente e il viso solitamente pallido si è macchiato di rosso per la rabbia.

La regina Elinor la guarda con sufficienza come si guarda un bambino che fa i capricci. «Adesso calmati. Una principessa non si comporta in questo modo»

«Io non sono una principessa, mamma. Non solo, almeno»

Il preside che fino a quel momento ha lasciato che la ragazza si sfogasse richiama le attenzioni di tutti e tre con un leggero colpo di tosse.

«Mi sembra palese quali siano i desideri di vostra figlia e sebbene non abbia ancora raggiunto la maggiore età per decidere per sé stessa mi sento di consigliarvi caldamente di ascoltarla. Un futuro di felicità incerta è più appetibile di uno con certa infelicità»

Il re Fergus finalmente prende parola. «Cara, forse dovremmo ascoltarla e lasciarla scegliere per sé stessa…»

«E lasciarla rovinarsi con le sue stesse mani? Non posso permetterlo»

«Se mi è concesso, regina Elinor, il compito di un genitore è quello di guidare il figlio lungo la strada che si sceglie egli stesso. Non è forse degna di lode vostra figlia che in così giovane età già mostra doti spiccate per ciò che più le aggrada?»

«Non sto mettendo in dubbio il valore di Merida, voglio solo che non vada sprecato»

«Lei non pensa che invece andrà sprecato proprio nel modo in cui lei vuole ingabbiarla e incatenarla? D’altronde Merida ha un carattere forte che ingabbiato potrebbe rivelarsi fatale per il suo temperamento»

Elinor guarda il preside a lungo, cercando di trovare il modo di mettere da parte il proprio orgoglio e le proprie idee.

«Madre, non importa quanto possiamo influenzare qualcuno, ogni individuo è l’unico responsabile di ciò che gli accadrà. Permettimi di scegliere da sola la mia vita e il mio destino».

Elinor la guarda con gli occhi stretti e lo sguardo che tenta di leggerle dentro. Dopo pochi istanti rilassa lo sguardo e stringe la mano di suo marito.

«Come faremo con i capi clan?»

«Ci penso io, cara»

Alzando un sopracciglio e guardando il preside Elinor allora annuncia: «Mia figlia ha deciso di provvedere ella stessa al suo destino, così come io ho provveduto al mio quando avevo la sua età. Quindi potrà restare in questa scuola».

Merida sopprime un grido di felicità che le viene direttamente dallo stomaco.

«Mi scuso per il disturbo arrecatole», conclude la regina alzandosi imitata dal marito. «Ci vediamo durante la pausa estiva, tesoro?»

Merida annuisce. «Grazie signor preside»

Il preside annuisce bonario e li congeda.

Una volta fuori, Merida abbraccia di slancio i suoi genitori. La regina Elinor le accarezza i capelli aggrovigliati. «Ci vediamo alla pausa estiva quindi?»

«In realtà, mamma, domenica giochiamo una partita molto importante. Mi piacerebbe che tu e papà veniste a vedermi».

Re Fergus si apre in un sorriso benevolo. «Ci saremo di sicuro, tesoro»

Elinor sorride ugualmente. «Verremo a fare il tifo per te».

Merida accompagna i genitori ai cavalli che li hanno condotti sino ad Hogwarts e li guarda andare via verso l’orizzonte.

Finalmente ha ottenuto ciò che più desiderava. Essere - lei e solo lei -  padrona del proprio destino.

 



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